Banca Romana

 

Banca Romana

La Banca Romana è stata una banca di emissione fondata nel 1834. Nel 1850  fu incorporata dalla Banca dello Stato Pontificio , che, a sua volta, nel 1870, muto' la propria denominazione in Banca Romana. Nel 1893 , in seguito a un grave scandalo finanziario, essa confluì nella Banca d'Italia.La Banca Romana fu costituita a Roma nel 1834  da capitali franco-belgi sulla base di un privilegio concesso dal papa Gregorio XVI. Nel 1841il controllo della banca fu acquisito da un gruppo di finanzieri romani (guidati dal banchiere Agostini Feoli ) con il sostegno finanziario della Cassa di risparmio di Roma. Nel corso degli sconvolgimenti politici del 1848 la banca andò' incontro ad una grave crisi di liquidità' determinata da un fenomeno di corsa agli sportelli ; a questo fine, nell'aprile 1848, il Governo dispose per tre mesi (poi rinnovati) la sospensione della convertibilità' delle banconote e la loro circolazione come monete legale a corso forzoso. Al fine di sostenere la fiducia del pubblico, fu inoltre prevista la loro convertibilità' in Buoni del Tesoro garantiti da ipoteca; fu inoltre limitato il privilegio di emissione ad 800.000 scudi romani. Durante la parentesi della Repubblica Romana  del 1849 il Governo repubblicano ordino' alla Banca di stampare banconote per 1,5 milioni di scudi al fine di finanziare l'erario pubblico. Successivamente, nel 1850 , il Governo pontificio non riconobbe tali importi e pertanto, nell'ambito di un complessivo piano di ristrutturazione, la Banca venne fusa per incorporazione nella nuova Banca dello Stato Pontificio. Nel 1870, in seguito all'annessione di Roma al Regno d'Italia, la Banca dello Stato Pontificio riprese l'antica denominazione di "Banca Romana". Da allora fu una delle sei banche centrali con facoltà di emettere biglietti di banca intitolati al Regno d'Italia .Lo scandalo della Banca Romana fu un caso politico-finanziario che coinvolse alcuni settori della Sinistra storica, accusati di collusione negli affari illeciti della Banca Romana, ex Banca della Stato Pontificio, uno dei sei istituti che all'epoca erano abilitati ad emettere moneta circolante in Italia.Ancora tre decenni dopo l'Unita' d'Italia , vi erano ben sei banche centrali  con la facoltà di emettere biglietti di banca intitolati al Regno d'Italia: la Banca Romana , la Banca Nazionale di Torino, il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito.Nel giugno del 1889  il Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio del Governo Crispi I, Luigi Miceli, aveva disposto un'indagine ispettiva su tutti gli istituti di emissione. L'inchiesta fu affidata al senatore Giuseppe Giacomo Alvisi e al funzionario del Tesoro Gustavo Biagini. L'indagine dette risultati contraddittori: fu riscontrato un disavanzo di nove milioni di lire, reintegrato tuttavia il giorno successivo e spiegato con l'"imperizia" degli inquirenti.Il 30 giugno 1891, il Governo di Rudini I  si oppose a che il senatore Alvisi riferisse in Senato i risultati dell'ispezione da lui condotta "in nome dei supremi interessi del Paese e della Patria".Prima della sua morte, avvenuta il 24 novembre 1892, Alvisi confidò ad alcuni amici i risultati dell'inchiesta, che vennero resi noti il 20 dicembre 1892  dal deputato radicale Napoleone Calajanni : la Banca Romana, a fronte dei 60 milioni autorizzati, per cui possedeva sufficienti riserve auree, aveva emesso biglietti di banca per 113 milioni di lire, incluse banconote false per 40 milioni emesse in serie doppia.Per accertare le modalità di quelle emissioni fu proposta un'inchiesta parlamentare a cui si oppose il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti che promosse invece un'inchiesta presieduta dal primo presidente della Corte dei Conti Enrico Martuscelli . La contrarietà di Giolitti sembrerebbe dovuta a coprire il coinvolgimento nella faccenda del re Umberto I , il quale era fortemente indebitato con la banca.Il 20 gennaio 1893 Martuscelli riferì l'esistenza delle irregolarità: il governatore della Banca Romana Bernardo Tanlongo e il direttore Michele Lazzaroni  vennero arrestati, mentre il deputato Rocco de Zerbi, contro cui la Camera dei deputati aveva concesso L'autorizzazione a procedere per l'accusa di aver appoggiato per denaro la dirigenza della Banca Romana, morì improvvisamente, probabilmente suicida.In quel tempo le maggiori banche italiane si erano impegnate in prestiti a lungo termine soprattutto nel settore dell'industria edilizia e finirono col rimanere strettamente legate a quelle imprese da cui dipese alla fine la loro vita. A causa della crisi del settore edilizio, crollarono numerose banche: il Banco di Sconto e Sete, la Banca Tiberina, il Credito Mobiliare, la Banca Generale.Il tonfo più clamoroso fu quello della Banca Romana per lo scandalo politico-finanziario che ne derivò. Lo scandalo della Banca Romana, e in generale la crisi del sistema bancario, era causato dalla grave depressione iniziata nel 1887-88  e dagli eccessivi investimenti nel settore edilizio, dopo il trasferimento della capitale, specialmente a Roma e a Napoli  a seguito delle operazioni di risanamento seguite al colera del 1884, che si rivelarono fallimentari per la stessa Banca Romana.Dal carcere Bernardo Tanlongo(l'ex governatore della Banca Romana) affermò di aver dato cospicue somme anche a diversi presidenti del consiglio, tra cui Giovanni Giolitti e Francesco Crispi . Giolitti, in risposta ad interrogazioni ed interpellanze parlamentari, negò di essere stato a conoscenza della relazione Alvisi-Biagini e di aver ricevuto denaro dalla Banca.Il 21 marzo 1893 fu nominato un comitato di sette parlamentari che il 23 novembre 1893  presentò al presidente della Camera la relazione finale nella quale si affermava che fra i beneficiari dei prestiti vi erano 22 parlamentari, fra cui Crispi. Il processo del 1894 si concluse con L'assoluzione ldegli imputati: per evitare che l'inchiesta travolgesse uomini di spicco della politica italiana, i giudici nella sentenza denunciarono la sparizione di importanti documenti, necessari a provare la colpevolezza degli imputati. Il procedimento penale venne quindi archiviato senza emettere alcuna condanna.A seguito del caos finanziario, il capo del governo Giovanni Giolitti istituì commissioni di inchiesta e pose mano rapidamente al riordino del sistema creditizio. Con la legge n. 449 del 10 agosto 1893 fu fondata la Banca d'Italia attraverso la fusione della Banca Nazionale con le due banche toscane. Alla nuova banca fu affidata la liquidazione della Banca Romana. L'emissione di moneta rimase competenza di soli tre istituti: la Banca d'Italia , in posizione di leadership, il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia. Questi ultimi sarebbero stati spogliati della facoltà di emissione nel 1926.Sul piano politico, il procedere del processo penale e dello scandalo derivato dalla vicenda, con il sospetto di coinvolgimento degli uomini politici e di occultamento delle prove, portò nel novembre 1893 ad una crisi politica e alle dimissioni di Giovanni Giolitti da capo del Governo, sostituito in dicembre da Francesco Crispi . Giolitti sarebbe tornato alla presidenza del Consiglio soltanto dieci anni dopo. Tra la fine del 1893 e l'inizio del 1894 crollarono il Credito mobiliare e la Banca Generale, ma il nesso tra questi fallimenti e le vicende della Banca Romana è assai tenue.

 

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