Perche' Investire Nella Cartamoneta

 

 

Una delle domande principali che si pone un collezionista è se sia conveniente o meno dare corso ad progetto di graduale acquisizione dei nummi cartacei oltre che ai fini collezionistici, anche come seria e fondata forma di investimento.

Dunque, occorre ora procedere ad una serie di puntualizzazioni:

la cartamoneta italiana rispetto alle altre forme di emissione mondiale, è unanimemente considerata di eccellente valore artistico e qualitativo; è molto richiesta sui mercati internazionali ed ha sulle varie piazze estere, una quotazione che in genere raggiunge anche il doppio delle quotazioni medie che i nostri biglietti hanno in Italia, in special modo in relazione ai biglietti di stato e alla cartamoneta del Regno, molto apprezzata e seguita dai collezionisti più colti ed esigenti!

Bisogna poi aggiungere che la cartamoneta italiana, secondo quanto affermano gli esperti del settore, non ha ancora raggiunto il suo apogeo, cioè il picco potenziale di sviluppo, anzi, molte emissioni del Regno ed alcuni biglietti di stato sono infatti sottostimate, rispetto al loro valore attuale: dunque, acquisire oggi un biglietto, e custodirlo, significa ritrovarsi un domani un “manufatto” che aumenterà di certo il suo valore!!

Solo il mercato del dollaro statunitense, ha già raggiunto il suo pieno potenziale di mercato, in relazione alle varie categorie in cui esso si articola ( dai Continental Currency di fine 700, ai cosiddetti greenbacks degli Stati Confederati, ai dollari moderni…). Basti solo considerare che la maggiore quotazione in assoluto per un biglietto nel mondo è stata raggiunta da una banconota americana: la casa d’aste Heritage nel 2014 ha battuto all’asta un biglietto da 1000 dollari del 1890 per la “modica” cifra di 3.290.000 dollari USA. La banconota, firmata da Rosencrans e Nebeker, è conosciuta nell’ambiente dell’alto collezionismo mondiale, come “Watermelon” ( grande cocomero: a causa della conformazione grafica degli zeri sul retro, che in effetti ricordano proprio tale tipo di frutto). Si tratta dell’unica tipologia disponibile sul mercato, pur essendo presenti altri pochissimi esemplari, tutti di proprietà degli Stati Uniti d’America; dunque, secondo il nostro criterio di catalogazione ( condiviso dai più autorevoli studiosi) si tratta di un R6 - esemplare quasi unico-Tuttavia, il biglietto, sia per estetica che per iconografia,non è nemmeno lontanamente paragonabile ai “gioielli” creati dai nostri bozzettisti ed incisori!! 

Ora, considerando che tra i nostri biglietti di stato e le banconote del regno d’italia, vere opere d’arte, abbiamo anche esemplari che raggiungono l’ R5, è agevole comprendere, viste le attuali quotazioni di mercato per le varie conservazioni, come tali emissioni siano ben lontane dall’aver raggiunto il loro apogeo, in termini di valutazione e di stima e spesso, benché richiesti sui mercati esteri, non possono soddisfare tale domanda per la limitatezza degli esemplari!!

Ma veniamo ad un esempio concreto, onde valutare in termini matematici, la percentuale di incremento del valore di un biglietto di stato, onde dimostrare, dati alla mano la “performance” dell’esemplare in termini di rendimento:

Esempio: il biglietto di stato da lire 25 del 1895 (Umberto I) grado di rarità R4/R5 -in relazione ai diversi cataloghi- in stato di conservazione BB naturale nell’anno 1996 secondo il catalogo “cartamoneta italiana” di Gavello aveva una valutazione pari a 3.500.000 lire la quale, attualizzata al corrispondente valore relativo all’anno 2016 ( secondo i coefficienti di corrispondenza ISTAT – valore 1,420-) corrisponde a 4.960.000 lire attuali, che tradotti in euro, equivalgono a 2.560,00 euro (valore arrotondato per difetto). Ora, secondo lo stesso catalogo, in relazione alla medesima conservazione relativa all’anno 2016 abbiamo un valore pari ad euro 5.200,00 e dunque, al netto del valore medio già attualizzato, abbiamo un incremento reale della quotazione pari al 203% cioè, dopo 20 anni dall’acquisto di tale biglietto, un collezionista ha visto incrementare di oltre il doppio il valore del biglietto, in termini reali!!!

Ma non basta….perchè di solito un acquisto avviene anche al di sotto del valore di catalogo ( che, ricordiamo, esprime il valore massimo raggiunto da un dato biglietto, in stato naturale relativo a quel dato grado di conservazione)….pertanto l’incremento reale di guadagno in relazione a tale biglietto può anche raggiungere il 250% rispetto a quanto sborsato venti anni prima….una performance davvero superlativa!!  

Ma  vanno anche svolte ulteriori osservazioni: un biglietto della cartamoneta italiana, oltre a possedere delle intrinseche potenzialità di investimento, vanta delle notevoli qualità estetiche, ed è anche espressione di un valore storico essenziale, è la cristallizzazione di un periodo, di un momento o di un evento che non ritornerà più, nelle forme e nei modi in cui si è svelato. E’ la rappresentazione culturale, storica, artistica e monetaria di un’epoca!!

Inoltre, ogni biglietto è agevolmente identificabile, possiede un preciso identificativo (serie e numero), una dicitura sull’autorità di emissione e sulla data in cui essa è avvenuta; possiede un suo mercato di riferimento con precise “forbici  di valore” che lo identificano in base ad alcuni ben precisi paramentri; non è sottoposto ad alcuna tassa di possesso o di transazione ( solo per i commercianti di professione è previsto l’assolvimento della cosiddetta IVA del margine, mentre tra i privati le transazioni sono libere); è agevolmente custodibile e trasportabile; è catalogabile in modo oggettivo ed attendibile, ma soprattutto, ogni biglietto è un esemplare unico a se stesso, in quanto non esiste altro esemplare con il medesimo identificativo, dunque, ogni biglietto ha la sua storia, la sua vicenda, la sua identità….e dopo molti decenni, se non qualche secolo, ha qualcosa da dire, da testimoniare, che lo pone al cospetto del tempo e della storia!!

L’arte della lira, dopo questo excursus descrittivo,  augura buona collezione a tutti.

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