Le Emissioni U.S.A In Italia Durante La II° Guerra Mondiale: Inizio Di Una Colonizzazione

Nella notte tra il 9 ed il 10 luglio 1943 la zona sud-orientale della Sicilia fu teatro di una delle più colossali operazioni anfibie della seconda guerra mondiale (nome in codice: operazione Husky), i libri di storia riportano quella operazione come “Sbarco in Sicilia”.

Mentre la decisione dello sbarco, fu assunta a Casablanca nel gennaio del 1943 tra i vertici politici e militari alleati, i dettagli tecnici furono poi affidati ad alcune operazioni segrete ( cosiddette “black hops”) di cui solo in parte e dopo molti anni,  si sono riusciti a ricostruire alcuni dettagli. Per esempio, si è appreso che alcune fasi dello sbarco sarebbero state definite in una oscura cella di un carcere americano, dove era stato concluso un accordo top-secret,  tra il governo americano ad alcuni capi mafia siciliani, tra cui il boss italo-americano Lucky luciano.

Tornando agli aspetti militari dello sbarco, si trattò della prima operazione congiunta delle truppe Alleate sul suolo italiano e segnò l’inizio della campagna d’Italia. Ad essa presero parte due grandi unità: la VII Armata statunitense, al comando del Gen. Patton ( una leggenda vivente) e la VIII Armata britannica al comando del Gen. Montgomery, coordinati dal Magg. Gen. Alexander. Il piano di guerra era di avanzare all’interno dell’isola secondo una manovra “a tenaglia” e di intrappolare le forze dell’Asse italo-tedesche, per poi procedere lungo la penisola. Tuttavia,  se dal punto di vista strategico l’avanzata non fu brillante, sotto il profilo politico l’avanzata alleata si dimostrò decisiva per le sorti italiane. Infatti a distanza di pochi giorni seguirono la destituzione di Mussolini, il crollo del fascismo, l’armistizio di Cassabile e poi…qualcosa di particolare, qualcosa di cui solo in seguito gli italiani presero cognizione e di cui a distanza di anni, le finanze italiane registrano “traccia”. Stiamo parlando delle emissioni monetarie cartacee che le forze statunitensi utilizzarono sul nostro territorio, sia come cartamoneta di occupazione ( AM Lire), che come impieghi monetari destinati alle truppe che stazionavano in Italia ( Silver Certificate e Military Payment Certificate).

Si tratta di tre specie di cartamoneta diverse tra loro, per origine, struttura, iconografia e funzione, eppure accomunate dalla presenza congiunta sul nostro territorio,in un momento storico di fondamentale importanza, che ha segnato le sorti civili, economiche e militari di una intera generazione. Procediamo al loro esame partendo dalle AM Lire.

                                        Allied Military Currency (Am-Lire)

Nella notte del 19 luglio 1943 due aerei carichi di biglietti – della categoria Allied Milirary Currency e della specie Am lire - partirono da una base militare degli Stati Uniti: località di destinazione l’Italia. Era solo l’inizio,perché di aerei come quelli ne partiranno molti, fino al 17 aprile 1745, raggiungendo in totale la stratosferica somma di 130 miliardi di lire ( al cambio di oggi la somma è immensa: circa 42 miliardi di euro!!).  Ancora nessuno,tranne pochissime persone,sapevano che cos’erano esattamente quei biglietti e qual’era la loro funzione. La circolazione di tali biglietti venne stabilita col Bando n.61 - A.C. -  del 24settembre 1943 e poi diffusa mediante il Proclama n.12 del gen. Alexander che ne imponeva il corso legale forzoso, ne illustrava i tagli, ne definiva la natura. La cartamoneta di occupazione nella forma di biglietti militari alleati, doveva essere accettata per ogni forma di pagamento, nel territorio soggetto al governo militare alleato ( di qui, il nome dei biglietti). In questo modo, secondo alcuni,  i “liberatori” hanno sostanzialmente comprato l’Italia, con l’acquisizione di ogni bene ancora disponibile, con l’acquisto di molti immobili e palazzi a costo quasi nullo, tra cui la stessa ambasciata americana di Roma,che è stata comprata utilizzando il solo costo della stampa di questi biglietti. Ancora oggi, la esatta composizione della massa monetaria delle Am Lire è sconosciuta: infatti oltre ai 130 miliardi di cui si è detto, alcune fonti aggiungono altri 17 miliardi emessi dalla ditta “Forbes Lithograph Manifacturing Co” ( poi fallita negli anni 60), ed inoltre, circostanza conosciuta da pochissime persone, in base ad un ordine proveniente direttamente dal Governo USA fu imposto alla Banca d’Italia, mediante un “accordo monetario” intercorso in data 24 Gennaio 1946 di stampare direttamente Am Lire per le forze armate americane a far tempo dal 1° febbraio 1946, quindi non tutta la enorme produzione di tali biglietti proviene dagli Stati Uniti,ma a partire da tale data siamo stati noi stessi italiani a fabbricare i biglietti di occupazione di una forza militare straniera: circostanza incredibile ma vera!! Dal punto di vista monetario la vicenda delle Am Lire si è poi conclusa in modo clamoroso; infatti dopo la Legge n. 3 del gennaio 1950, che ne dichiarava la cessazione del corso legale ( 30 giugno 1950), un’altra legge - la n.3598 del 28 dicembre 1952 - autorizzava il Ministro del Tesoro italiano a rilasciare alla Banca d’Italia, Buoni del Tesoro Ordinari, per un ammontare corrispondente a quello delle Am Lire ritirare e bruciate. Ciò in buona sostanza significa che l’intera circolazione di occupazione americana gravò sul bilancio italiano,trasformandosi in spesa netta dello stato,oltre a rappresentare un elemento formidabile di inflazione in tutta l’Italia meridionale nel periodo in cui tale circolazione ebbe luogo. Infatti i dati statistici mostrano che nel periodo 1943/44 mentre al centro-nord si registrò un aumento dei prezzi intorno al 50%, nel Sud Italia l’aumento medio dei prezzi era pari ad almeno il 200% con picchi che hanno raggiunto anche il 400%!!!

Per restare in tema, si riportano dei dati emersi da un rapporto del Capo del Governo, Maresciallo Badoglio,di cui abbiamo avuto notizia, secondo il quale la paga mensile di un soldato semplice delle truppe alleate, si aggirava intorno alle 4.000 lire; quella di un caporale intorno alle 7.000 lire; quella di un sergente intorno alle 12.000 lire; quella di un tenente intorno alle 21.000 lire; quella di un capitano intorno alle 28.000 lire; quella di un maggiore intorno alle 37.000 lire…cifre davvero notevoli per l’epoca, che in virtù della introduzione della cartamoneta di occupazione, gravarono interamente sull’economia italiana e poi, sul bilancio della neonata Repubblica.  

Ora, dopo questi rilievi di natura storico-monetaria, passiamo all’esame dei profili numismatici di tale emissione. Le Am Lire furono stampate da due ditte,la Bureau of Engraving and Printing (BEP) e la Forbes Lithograph Corporation (FLC) e furono distinte in due serie diverse la SERIE 1943 ( stampata sia dalla BEP che dalla FLC) e la SERIE 1943 A ( stampata solo dalla FLC). I biglietti stampati dalla ditta FLC sono distinguibili sulla base di un elemento grafico –una “f” stilizzata- presente nell’angolo inferiore destro dei biglietti). Dal punto di vista tecnico, le Am Lire sono state stampate su carta non filigranata bianca e spessa, in fibra di cotone. Il fondo dei biglietti è stato realizzato con un procedimento “litografico”, conosciuto e perfezionato in seguito come “stampa offset” (tale procedimento di stampa, detto litografico indiretto,prevede il trasporto della immagine da imprimere, dalla matrice incisa ad un cilindro di gomma, prima della sua impressione sulla carta). Furono usati inchiostri con componenti spettrali ad elevata specificità, ed infatti anche nel caso di biglietti logori in tale tipo di emissione si nota la presenza di colori quasi sempre vivi e persistenti.  A tale procedimento si aggiunse poi una seconda fase “tipografica” utilizzata per gli elementi connotativi del biglietto ( taglio, serie, paese di destinazione). Infatti, a causa della natura assolutamente segreta dello sbarco in Sicilia,non si poteva rischiare di vanificare le operazioni, ed allora solo in seguito, nella imminenza dello sbarco alleato, si aggiunsero gli elementi identificativi dei biglietti. Tuttavia ciò che gli Alleati non riuscirono ad impedire fu la contraffazione dei loro biglietti,nonostante essi la avessero ritenuta “extremely difficult if not impossibile”. Ed infatti, alla prima serie (1943), con l’indicazione solo in cifre, seguì una seconda serie (1943 A), con la doppia indicazione  del numerale sia in cifre che a lettere dei valori facciali dei biglietti. In riferimento alla prima serie, i valori più elevati da lire 500 e da lire 1000 nelle alte conservazioni sono molto rari (R2/R4) mentre i biglietti con asterisco, emessi per sostituire i biglietti logori, sono rarissimi nei biglietti con basso e medio facciale (R3), mentre nei biglietti da lire 500 e lire 1000 sono considerati della più alta rarità (R5).no considerati della più alta rarità (R5).

                               Silver Certificate - Dollari con sigillo giallo (1943)  

  Per pagare le truppe e per ovviare alle spese di occupazione, il governo degli Stati Uniti decise di utilizzare dei biglietti particolari conosciuti come “Silver Certificate”già utilizzati per l’occupazione del Nord Africa ( cosiddetta “operazione Torch”). Cerchiamo di comprendere di cosa si tratta in termini più precisi. I “certificati argento” (Silver Certificate) sono un tipo di valuta rappresentativa emessa dal Tesoro degli Stati Uniti,redimibili (cioè convertibili) in qualunque momento nel bene sottostante,cioè in argento, dunque avevano una copertura metallica garantita dal governo. Sono stati emessi dal 1878 al 1964, come parte della valuta cartacea. Essi erano riscuotibili inizialmente in monete d’argento di pari valore ( i cosiddetti dollari Morgan, coniati proprio a partire dal 1878),mentre in seguito divennero riscuotibili in buillion ( lingotti) di argento grezzo. Infine il Congresso degli Stati Uniti, con disposizione del 24 giugno 1968 ha vietato la convertibilità dei Silver Certificates nel sottostante metallico, pertanto tali biglietti, a partire da tale data, restano “legal tender”, cioè parte della circolazione monetaria, pur non essendo più redimibili in argento.  Il sigillo ed i numeri seriali dei primi Silver Certificates erano rossi, marroni o blu. Poi, a partire dalle serie del 1899 i biglietti da 1, 2 e 5 dollari assunsero in via ufficiale e definitiva il sigillo blu. Tuttavia, durante il secondo conflitto mondiale il governo americano stampò Silver Certificates con millesimo 1935 con sigillo marrone per le isole Hawaii e giallo per il Nord Africa. Tale emissione fu poi estesa anche nei territori occupati in Italia. Perché il sigillo giallo? Dunque, iniziamo a precisare che dal punto di vista monetario i dollari con sigillo giallo, all’origine circolarono in Italia con uno “sconto” del 45-50% rispetto a quelli con il sigillo blu, in quanto non si conosceva ancora l’esito delle operazioni belliche e quindi non vi era certezza sulla onorabilità di tali emissioni da parte degli Stati Uniti. Inoltre, era pressante l’esigenza di poter distinguere i biglietti emessi nelle zone di occupazione americana ,nel caso in cui fossero cadute sotto il controllo nemico; per cui era vitale identificare con rapidità ed estinguere dalla circolazione tali biglietti, onde evitare ingenti perdite monetarie. Fu dunque per motivi di prudenza e di sicurezza della circolazione che, contravvenendo ad una consolidata tradizione, si utilizzò il sigillo giallo sui Silver Certificates. Occorre poi precisare che i numerari sono costituiti da una doppia serie alfanumerica, costituita da una prima consonante  che precede il numerario di 8 cifre. La seconda lettera è invece quella di emittenza, ed è sempre una A ( nei tre tagli da 1, 5 e 10 dollari), mentre è anche una B ed una C nel taglio da un dollaro, che ha avuto rispetto agli altri tagli, tre emittenze diverse e dunque tre diverse lettere.

Il cambio dollaro/lira, in origine pari a 25 lire contro un dollaro, salì rapidamente a 100 lire contro un dollaro ( cioè il dollaro si apprezzò sulla lira del 400%) e tale coefficiente di conversione fu poi codificato con il Bando del governo Badoglio del 24 settembre 1943,col quale veniva dichiarata legale la circolazione in Italia della valuta americana. I dollari con sigillo giallo circolarono dapprima nel sud e nel centro Italia, e poi dopo la liberazione, su tutto il territorio nazionale, fino a quando un provvedimento del governo militare alleato non li mise fuori corso a partire dal 31 luglio 1945. Infatti dopo tale data, il cambio poteva essere effettuato solo presso le agenzie della Banca d’Italia e chi avesse ancora detenuto tale valuta dopo il 1° settembre, poteva essere denunciato al Tribunale alleato.

Dal punto di vista numismatico i dollari con sigillo giallo sono di non facile reperimento nelle alte conservazioni: 1 dollaro in FDS può raggiungere i 250 euro, mentre il 5 ed il 10 dollari possono anche superare i 600 euro. Gli esemplari con asterisco sono di notevole rarità. Si va dal biglietto da 1 dollaro serie 1935 A (R3); vi è poi il biglietto da 5 dollari serie 1934 A (R4); mentre il biglietto da 10 dollari è conosciuto sia nella serie 1934 A (R3) che nella serie 1934 (R5) della più esimia rarità, reperibile solo in pochissimi esemplari in bassa conservazione.    

 

                             Military Payment Certificates - MPC - (1946)

 

Gli Stati Uniti, in quanto potenza vincitrice del secondo conflitto mondiale avevano nel dopoguerra molte basi militari sparse in diverse zone del mondo. Le truppe erano pagate inizialmente in Allied Military Currency ( tra cui figuravano anche le AM Lire, di cui ci siamo già occupati) oppure in valuta locale. Tuttavia, ci si accorse col tempo che veniva portata al cambio una notevole quantità di valuta straniera e tale fenomeno era suscettibile di incidere sulla valuta americana ( cosiddetta erosione della base monetaria in dollari). Si decise allora di introdurre un particolare sistema di pagamento delle truppe,mediante i Military Payment Certificate – MPC - ( certificati di pagamento militari). Si tratta di buoni di pagamento ( cartamoneta a corso legale forzato e limitato al solo personale militare) emessi e circolati dal 1946 al 1973. Le serie progettate e realizzate furono 15, ma quelle emesse ed effettivamente circolate furono solo 13, mentre le altre due serie (la serie 691 e la serie 701) furono distrutte, tranne pochi esemplari. Il personale militare poteva convertire gli MPC in valuta locale al momento del congedo oppure in dollari.

In Italia furono emesse sei serie di MPC, rispettivamente la serie 461, 471, 472, 481, 521 e 541. Esse circolarono in un periodo compreso tra settembre 1946 e maggio 1961.  La prima serie,la 461 risale al 16 settembre 1946  e circolò in Europa nelle seguenti aree geografiche: Austria, Belgio, Inghilterra, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Giappone, Corea, Marocco, Filippine, Scozia, Jugoslavia, Isole Ryukyu e Territorio di Trieste.

Tali biglietti, seppur previsti e progettati per una circolazione limitata a zone e personale militare, si diffuse su gran parte del territorio nazionale in modo illegale. Tale circostanza fu favorita dal fatto che, come riferiscono alcune relazioni monetarie del tempo “…le truppe venivano pagate in dollari,che potevano convertire in quantità illimitate in valuta locale con i commercianti al mercato nero (black market), al tasso di conversione che era molto più favorevole ai militari rispetto a quello ufficiale. E da questo squilibrio del tasso di conversione,si sviluppò un traffico dove i cambiavalute ( service-man), potevano trarre profitto dalla differenza tra tasso di cambio ufficiale e tasso di cambio di mercato…”.

La serie 471 e 472 hanno circolato negli stessi paesi della serie 461,tranne l’Islanda, benché alcune fonti riferiscono che tali serie abbiano circolato anche in Islanda ( la circostanza è dunque ancora controversa).  Inoltre, a partire dalla emissione serie 521, ogni biglietto ha un suo colore, mentre nelle serie precedenti cambiava solo l’indicazione del valore.

I numerini posti accanto o sotto il numero di serie principale, rappresentano la posizione del biglietto rispetto al foglio di stampa. Per esempio,ogni foglio del valore inferiore ad un dollaro, conteneva 84 biglietti.

Un altro aspetto interessante riguarda una singolare caratteristica  antifalsificazione, degli MPC: le “plenchettes”. Tali buoni militari infatti, venivano stampati su carta che presentava dei piccoli dischi di carta colorata, che erano stati mescolati all’impasto della carta ( una misura tuttora usata) conferendo alla carta maggiore spessore e compattezza. Questi “dischetti” si apprezzano e si notano soprattutto in alta conservazione perché l’uso ed il logoramento dei biglietti, ne fanno venire meno la consistenza col tempo.

L’ultima serie di tale categoria monetaria, fu la serie 651, emessa in Corea del Sud e convertita in greenbacks il 19 novembre del 1973. Tale emissione pose fine alla trentennale storia degli MPC.

 A livello numismatico in riferimento alla prima serie emessa e circolata in Italia ( la serie 461) i biglietti da 25 e 50 centesimi sono rari nelle alte conservazioni (R), mentre il biglietto da 10 dollari è molto raro sia nelle basse che nelle alte conservazioni (R2), inoltre, il biglietto da 5 dollari è ancor più raro nelle basse ed alte conservazioni (R3). Naturalmente, il rapporto di quotazione tra le basse ed alte conservazioni è di almeno 1: 4. Per esempio un biglietto di 10 dollari serie 461 in BB è reperibile sul mercato intorno ai 150 euro, mentre per conseguirlo in FDS occorre sborsare almeno 600 euro.

 

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