Le Varianti Tecniche

Nella vasta ed articolata galassia delle emissioni monetarie cartacee capita non di rado di imbattersi in biglietti che presentano varie peculiarità dal punto di vista cromatico od organolettico.

Sotto questo aspetto una prima distinzione tra tutti quegli esemplari che pur essendo stati emessi nella loro integrità strutturale sono stati poi sottoposti ad alterazioni postume mediante processi di imbibizione con solventi chimici, alcuni dei quali sono stati posti anche fuori commercio ovvero sono prodotti in concentrazione diversa rispetto a quella originaria ( come nel caso della trielina). Tuttavia, su questo aspetto, ci riserviamo di tornare successivamente, con uno studio ad hoc.

Vi sono poi tutti quei biglietti che presentano delle anomalie più o meno vistose, determinate da imperfezioni di natura meccanica nel processo di creazione del biglietto e che vengono qualificate nel settore come errori di stampa.

Vi è poi une terza categoria, piuttosto variegata, caratterizzata da biglietti che presentano delle “caratterizzazioni” dovute a varie condizioni tecniche o a processi produttivi, che hanno distinto un dato numero di esemplari rispetto ad una determinata specie o tipologia. Tale multiforme categoria comprende ciò che si possono definire come varianti tecniche.

Per esempio, l’ultima serie delle emissioni del lire diecimila “Regine del Mare” del 24.03.1962, presenta una consistenza ed uno spessore della carta ben diversa dalle precedenti, legata ad una diversa grammatura adottata in quella occasione, benché si sono registrati casi di alcuni biglietti di emissioni precedenti che recano uno spessore leggermente maggiore rispetto alla consueta emissione, pur non raggiungendo quello del ’62 citato.  Mentre per restare su questa tipologia, noi stessi abbiamo visionato biglietti in alta conservazione, con una colorazione più scialba e meno carica rispetto a quella ordinaria appartenente alla categoria.

Vi sono poi biglietti che presentano particolarità nell’impasto cartaceo, che si ripercuotono sugli aspetti cromatici, come il biglietto da Lire 5.000 “Colombo primo tipo”, che nella emissione del 1968 ( ma non in tutta) ed in quella del 1970 presenta una carta verdina.

Vi sono alcune partite di serie relative all’emissione del 08.06.1970 del lire diecimila “Michelangelo” che presentano una carta giallina, molto ricercata da alcuni collezionisti ed in effetti dal punto di vista estetico è molto gradevole.

Vi sono partite di serie dell’emissione “Verdi secondo tipo” – e non solo - impresse su carta ocra.

Inoltre, verso la fine degli anni Sessanta del XX secolo, dopo la introduzione delle fibre fluorescenti nell’impasto della carta ( c.d. fibrille) vi sono alcune emissioni giunte fino a noi che non presentano questa caratteristica, come alcuni biglietti reperiti sul mercato del lire cinquecento “Aretusa”, alcune partite relative all’ emissione del 1969  del “Verdi secondo tipo”, per non parlare delle emissioni del centomila “Manzoni” o del cinquantamila “Leonardo” del 1970. Di tali aspetti segnalati da numismatici e collezionisti, alcuni cataloghi hanno preso atto, segnalando con diligenza nelle loro trattazioni queste particolarità.  

Tuttavia, in questa sede, il biglietto che intendiamo segnalare all’attenzione dei cultori e dei collezionisti, pur inquadrandosi in quell’area di studio che abbiamo definito “varianti tecniche”, si distingue per la sua inedita singolarità.

Si tratta del biglietto da lire cinquantamila “Leonardo”  numero di serie R 096122 Y recante decreto 19 luglio 1970.

Il reperto, che si presenta in stato conservativo SPL/SPL+  presenta sul retro, sia nella zona della cornice, che nel fondo lavorato a guilloche un marcato colore che tende al violaceo, che deriva presumibilmente da alcune anomalie nel processo di miscelazione cromatica.  

A tale proposito dalla Relazione per il 1966 della Banca d’Italia O.C.V. ( Officine Carte Valori), che illustra tutte le fasi del procedimento di realizzazione del biglietto, si apprende che << … a tale scopo sono state eseguite tutte le selezioni di colore ,le foto moltiplicazioni e le incisioni delle lastre in ottone cromato…>>.

Ora, in estrema sintesi, sulla base degli elementi di tecnologia cromatica è possibile distinguere i tre colori primari, definiti tali perché non possono essere generati dalla combinazione di altri colori o tinte e che sono:

 Ciano (una tonalità di blu)

 Magenta  (una tonalità di rosso)

 Giallo

Ad essi, si aggiungono poi  i tre colori secondari, i quali si ottengono mescolando due colori primari in parti uguali e che sono:

 Verde (giallo + blu)

 Viola  (rosso + blu)

Arancio ( giallo + rosso)

Il colore marrone, invece, si ottiene mescolando tutti e tre i colori primari insieme ed a seconda delle parti di questi, si possono avere diverse tonalità.

I tre colori primari, più i tre colori secondari, più il bianco ed il nero, formano tutti i colori disponibili in natura. Infatti i colori terziari, vengono creati mischiando due colori primari in parti diverse oppure un colore primario ed uno secondario. Per esempio, da tali combinazione si possono ottenere:

Verde giallognolo ( giallo + verde)

Giallo aranciato ( giallo + arancio)

Rosso aranciato ( rosso + arancio)

Rosso violaceo ( rosso + viola)

Blu verdastro ( blu + verde)

Blu violaceo ( blu + viola)

Pertanto, sulla base di tali elementi è ragionevole presumere che la tecnologia delle officine grafiche della Banca d’Italia, seppur avanzata per l’epoca ma non infallibile, sia incorsa in una imprecisione nel processo di dosaggio/miscelazione dei colori ( fase di lavorazione molto delicata) all’atto della predisposizione degli inchiostri di stampa del biglietto,che erano impressi in momenti e con tecniche diverse.

In ordine a tale aspetto, preme sottolineare che è in preparazione uno studio specifico dedicato all’intero processo di realizzazione della banconota nella sua storia, in modo da porre in evidenza,nella opportuna sede tutte le principali criticità cui è soggetta una tecnologia così sofisticata come l’arte grafica e tutte le componenti di alto artigianato che accompagnano la raffinata creazione monetaria di un biglietto di banca.

Tornando, sul biglietto citato, vengono mostrate in questa sede due immagini del retro, ( di cui una tratta da una emissione ordinaria della tipologia) in modo da porre in evidenza tutti gli elementi di discrepanza che appaiono dall’esame del biglietto in oggetto.

Per chi si sia posto il quesito circa il presumibile valore commerciale di una “ variante tecnica” di tale portata, i criteri da adottare restano quelli di base, ovvero la tipologia del biglietto, il numero di esemplari apparsi sul mercato ed annotati, la qualità della loro conservazione, nonché la domanda di mercato rispetto ad un esemplare con queste caratteristiche. Pertanto, sulla base di tali elementi è possibile procedere ad una forbice teorica di valutazione.

Si tratta di un lire cinquantamila  “Leonardo” , decreto di emissione 19 luglio 1970, recante fibrille. Stato di conservazione SPL/SPL + naturale. La caratterizzazione cromatica del biglietto è del tutto insolita e sulla base delle nostre ricerche, deve ritenersi che siano davvero pochi gli esemplari esistenti ( R3/R4). Tale biglietto, a nostro avviso presumibilmente destinato ad una istituzione museale oppure ad un collezionista particolarmente esigente, in virtù di tali caratteristiche potrebbe incrementare il suo valore di mercato di almeno il 50% rispetto ad un esemplare ordinario.

Ma al di là degli aspetti valutativi, a noi interessava porre in evidenza l’esistenza di esemplari con caratteristiche tecniche ed organolettiche diverse e nuove, rispetto a quanto riportato nei comuni testi e cataloghi, con l’umile fine di poter contribuire alla ricostruzione della storia della cartamoneta italiana il più possibile esaustiva, in tutti i suoi aspetti.

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