La Storia Della Lira GENESI ED EPILOGO DI UN GENERE MONETARIO

 

                 

                                       

Le origini della parola “Lira”, tuttora ancora oggetto di indagine, sono riconducibili a tempi remoti, forse anche protostorici, in cui le prime testimonianze della vita economica e sociale, sono rappresentate da strumenti con valenza polisemica, atti cioè ad esercitare varie funzioni e ad assumere diversi significati socioeconomici.

In quest’ottica, punto di partenza della nostra indagine è un fonema remotissimo di radice preindoeuropea, “lithra”, che in momenti ed in luoghi diversi, ha rappresentato una unità di misura di pesi, volumi e valori, seguendone le conseguenti metamorfosi linguistiche.

In questo studio, ci accingiamo a percorrere, per tappe significative, la parabola diacronica e sincronica di tale lemma, sin dalle prime testimonianze pervenuteci, onde poterne comprendere, con gli opportuni limiti di ogni indagine storica ed archeologica, l’origine, la funzione e l’evoluzione, dopo averne apprezzato,come collezionisti e cultori, anche la bellezza e la rarità, sotto il profilo numismatico.

V/IV sec a.C. Studi di eminenti archeologi hanno accertato dunque che, il termine lithra rappresentava  sia una moneta  che una unità di misura ponderale, usata dalle colonie greche in Sicilia, ben prima della dominazione romana. La lithra era suddivisa in 12 onkia ed entrambi i termini sono di origine italica e corrispondono alla libra e all’uncia. In età arcaica e classica, la lithra era in argento ed aveva un peso pari a 0.85 grammi e solo in seguito fu coniata anche in bronzo, con un peso pari a 16 grammi ( sebbene, come è stato posto in evidenza da studiosi come l’ Halloway, sarebbe dovuta pesare 102 grammi, essendo 120 il rapporto di equivalenza tra argento e bronzo monetato). In tali emissioni ciò che caratterizza l’immagine è la presenza della testa di Atena ( figlia di Zeus, dea della conoscenza e del sapere) sul rovescio.

 269 a.C. In età romana invece, il termine “libram” ( traducibile con bilancia) rappresentava una unità di misura di massa, ovvero di tutto ciò che ha un peso, una consistenza. Ed è con tale connotazione funzionale che la libbra diventò l’unità di misura fondamentale per il peso delle moneta. La libbra romana in origine oscillava tra i 320/327,45 grammi ed era divisa in 12 once. In seguito la libbra ha avuto valori differenti in diversi paesi ed epoche. Abbiamo così una libbra statunitense, una libbra francese, una libbra britannica. In inglese la stessa parola pound, deriva dal latino “pondo” ovvero peso e la locuzione “libra pondo” ed indica la libbra come unità di peso. Il nome integrale della valuta britannica è invece  “pound sterling” ( lira sterlina), dove sterling indica il titolo di argento ( 925/1000)

 780/790 d.C. Carlo Magno dopo la fondazione de Sacro Romano Impero, procede ad una importante riforma monetaria peraltro già iniziata dal padre Pipino il Breve: trasforma la libbra da unità ponderale in unità di misura monetale, estendendo dal territorio francese al territorio italiano occupato, il sistema di pagamento adottato dalla Francia. Nasce la “libbra pesante” poichè da essa si ricavano 240 denari di argento del peso di 1,7 grammi  ( una libbra d’argento è dunque pari a 434 grammi,seppur con un certo margine di oscillazione ). Questa riforma,oltre al monometallismo argenteo, prevedeva un’unica moneta legale il “denaro”,senza multipli né sottomultipli. Nell’uso quotidiano si attuò così una rivoluzione monetaria:  poiché da una libbra (peso) si ottenevano dalla zecca 240 denari, ebbe corso l’equivalenza tra 240 denari ed una lira ( unità di conto). In questo modo ebbe corso un sistema monetario che ha regolato la coniazione in Europa per molti secoli, giungendo fino alla Rivoluzione francese ( da cui poi prese le mosse il sistema decimale). Il sistema carolingio si diffuse in seguito anche in Francia agli inizi dell’XI secolo con la adozione della livre tournois (lira tornese) divisa in 20 sol ( soldi) ognuno diviso in 12 denier ( denari), che venne poi sostituita dal franco germinale nel 1795. Invece, in Inghilterra il sistema carolingio resistette fino alla decimalizzazione avvenuta nel 1971; infatti etimologicamente anche il pound inglese designa la libbra, che sottende una comune discendenza dal medesimo sistema monetale. Alla fine del processo abbiamo le seguenti relazioni monetali: in italiano 240 denari=20 soldi=1 libbra; in francese 240 denier = 20 sol = 1 livre; in inglese 240 penny = 20 schilling = 1 pound. In questo modo, come è stato osservato da Stefano Poddi,  “i Carolingi riuscirono a creare in Occidente un’unica area di influenza monetaria autonoma, distinta dall’area monetaria bizantina e da quella musulmana. In quello che in futuro sarebbe stato il territorio italiano, la lira venne utilizzata dalle Alpi fino a Roma mentre nel sud prevalse la moneta araba o musulmana” .   

1472 Nella seconda metà del secolo XIII l’Italia risultava divisa in quattro aree monetarie: quella della lira imperiale di Milano, quella della lira astigiana ( che in seguito sarà detta sabauda), quella della lira genovese e quella della lira fiorentina. Ed in ordine ai prezzi che notizie abbiamo? Dunque, il Decameron di Boccaccio ci dà ragguagli per il valore della lira intorno alla metà del Trecento. Da lui infatti si apprende che “ …tre paia di buoni capponi e grossi si potevano acquistare con cinque lire e che allo stesso prezzo si poteva acquistare un mantello…per comprare un podere invece, occorrevano 200 lire”. Ma nel 1472, accade qualcosa di importante: Il doge di Venezia Nicolò Tron, fa battere la prima lira reale che prende il suo nome “Lira Tron”e questa è considerata la prima lira emessa in Italia. Incisa da Antonello della Moneta, ( orafo e incisore presso la zecca di Venezia dal 1454 al 1484) era in argento puro ( 948 millesimi), pesava 6,52 grammi e valeva 20 soldi, ognuno da 12 denari, quindi equivaleva esattamente a 240 denari. Per gli amanti della numismatica occorre aggiungere che accanto alla lira, fu coniata anche la mezza lira con un peso di 3,26 grammi e prese il nome di Marcello, il successore di Nicolò Tron, nella carica di doge. A partire dal 1474 la lira prese il nome di Mocenigo,mantenendo identici peso e titolo. In seguito tuttavia, il suo titolo peggiorò e fu anche chiamata lirazza o liretta, divisa in 10 gazzette. Inoltre, l’iniziativa di raffigurare il proprio ritratto sulle monete della repubblica Veneta, sollevò all’epoca una “questione politica” ed il Maggior Consiglio della Repubblica di Venezia, alla fine della querelle mediatica, così deliberò in ordine alla lira: “ imago ducis fiat flexis genibus ante immagine sancti marci”; mentre riguardo al ducato d’oro così si espresse: “nec imago ducis in moneta nostra fieri possit”. E la questione venne chiusa.

1474 Sull’esempio sperimentato due anni prima a Venezia, Galeazzo Maria Sforza conia a Milano la “lira nuova” da 20 soldi o testone, del peso di 9,8 grammi di argento ed equivalente a 240 denari milanesi.

1562 Il duca Emanuele Filiberto di Savoia conia in Piemonte ed in Savoia la lira “Instar omnium” ( dal motto di Cicerone “è uguale per tutti”) del peso di 12,72 grammi. La sua riforma, dopo un periodo di autarchia monetaria, con molte emissioni locali con diversi metalli, viene completata e resa definitiva da Vittorio Amedeo I nel 1631 che ripristina nei territori  sabaudi un unico sistema monetario basato sulla lira, soldi e denari al posto di quello vigente,che prevedeva denari, quarti, grossi e fiorini.

1746 Una data storica per la cartamoneta italiana: Carlo Emanuele III col regio editto del 26 settembre 1745 tiene a battesimo i primi biglietti di Stato della storia italiana. Tale emissione comprende 5 tagli del valore rispettivamente di 100, 200, 500, 1000 e 3000 lire, che fruttano anche un interesse del 4% all’anno con scadenza a 4 anni. Anche il taglio minimo, rappresenta un valore molto elevato per l’epoca. A quell’epoca, come riferisce il Crapanzano nel Corpus Notarum Pecuniariarum Italiae Vol II, “ il medico e l’avvocato comunale guadagnavano circa 40 lire al mese, il reddito annuo di un impiegato dell’Opera di san Paolo di Torino ammontava a circa 90 lire, mentre il reddito medio annuo per abitante nel Regno Sabaudo era di 65 lire…nel 1745 con 3.000 lire si poteva acquistare una casa di due piani a Torino o un podere di 40 ettari in Piemonte”.

1806 Con la Rivoluzione Francese si registrò un profondo mutamento nel sistema monetario di quel periodo ed infatti a seguito di un acceso dibattito in cui prevalsero gli Accademici di Francia, si introdusse il sistema metrico decimale, stabilendo che tutte le unità di misura di superficie, capacità, peso e valore, derivassero da quella lineare e che fossero legate tra loro da rapporti decimali. E nel 1795 ( con legge 28 Termidoro anno III) si stabilì che il pezzo di argento del peso di 5 grammi e dal titolo di 900/1000 fosse la nuova unità monetaria e gli fu dato nome franco ( che in francese significa “libero”). Si passò dunque dal sistema della lira tornese ( suddivisa in 20 soldi e 240 denari) a quello del franco ( suddiviso in 100 centesimi). A seguito dell’avvento del regno napoleonico in Italia, con decreto 21 marzo 1806 Napoleone Bonaparte, imperatore dei Francesi e re d’Italia ordina che la moneta del regno d’Italia sia uniforme alla moneta legale in corso nell’impero francese. Fa coniare nella zecca di Milano la prima “lira italiana” in metallo, del peso di 5 grammi di argento, con impressa la dicitura “Napoleone imperatore e re”. Tale riforma, segna la fine, dopo circa mille anni, del sistema carolingio, basato sul monometallismo argenteo. Nel 1808 Gioacchino Murat fu nominato re di Napoli da Napoleone ed introdusse, seppure con prudenza, anch’egli nel napoletano il nuovo sistema monetario decimale con decreto 19 maggio 1811. Nell’anno successivo si procedette ad una limitatissima emissione di cinque lire di prova ( R5 sul mercato numismatico), raffigurante sul recto il volto del regnante,“ il cui ritratto è considerato degli esperti il più bello apparso su moneta in tutto il XIX secolo” ( cfr Luca Boschiero “una cascata di contanti”). Tale emissione fu poi seguita da pezzi da una lira e mezza lira e nel 1813 da tre emissioni di rame da tre centesimi( R4), cinque centesimi (R4) e dieci centesimi (R5),tutti di esimia rarità e di altissimo pregio numismatico.  

1816 Con la caduta di Napoleone si tentò di ripristinare il precedente sistema della lira sardo-piemontese ( suddivisa in 20 soldi e 240 denari) ma nel frattempo, la popolazione si era abituata al sistema decimale, per cui con Regia Patente del 6 agosto 1816  Vittorio Emanuele I di Savoia conferma il sistema monetario napoleonico nei suoi Stati, ordinando che l’unità monetaria legale sia d’ora in poi la “nuova lira di Piemonte”  pari al peso di 4,5 grammi di argento fino. La nuova lira di Piemonte equivaleva al franco francese in correlazione al sistema monetario adottato in Francia il 28 marzo 1803 su base bimetallica oro-argento nel rapporto di valore di 1 a 15,5 e verrà sostituita dalla lira italiana solo in seguito alla legge n.788 del 24 agosto 1862. La lira piemontese fu detta “nuova” rispetto a quella precedente,  perché, a seguito della sconfitta della Francia e del ritorno dei territori riconquistati alla giurisdizione del Regno di Sardegna, piuttosto che riprendere il vecchio standard monetario precedente, si preferì confermare il sistema decimale francese con una lira di 5 grammi di argento a 900/1000 ( pari a 4,5 grammi di argento fino), divisa in 100 centesimi. Il tasso di cambio della lira “nuova” era quindi pari a 1,18 lire piemontesi ovvero 1,97 lire sarde. La monetazione precedente rimaneva invece in vigore nell’isola di Sardegna accanto ad altre unità tipiche dell’isola ( es. Cagliarese).

1 dicembre 1851 Emissione da parte della Banque di Savoie di banconote denominate in livres con diffusione in tutto il Regno di Sardegna e con cessazione del loro corso legale il 15 giugno del 1860, a seguito della cessione della regione della Savoia e del Circondario di Nizza alla Francia,nel luglio del 1859 ( accordi di Villafranca). La Banque de Savoie proseguì la sua attività venendo assorbita dalla Banque de France, istituita nel 1800 da Napoleone Bonaparte. Nella filigrana di queste banconote appare la scritta “livres soit francs” che ratificano la parità tra livres e franchi. La livre è stata la valuta che ha circolato in Francia fino al 1795, quando fu sostituita dal franco germinale. Da quella data alla lira tornese ( suddivisa in 20 soldi e 240 denari) subentrò il franco suddiviso in 100 centesimi ( cosiddetto sistema decimale).

17 luglio 1861 Dopo la proclamazione del Regno d’Italia, la lira piemontese da allora denominata “lira Italiana” inizia il suo corso legale in tutto il regno.

24 agosto 1862  Con la legge n.788 la nuova lira del Piemonte, viene fatta propria dal nuovo regno d’Italia come unità monetaria. Viene abolita nel Regno,  la circolazione di qualsiasi altra moneta, vengono chiuse le zecche di Genova, Firenze, Bologna e Palermo. Si stabilisce che la lira venga coniata con 0,29 grammi di oro ovvero in argento, con un peso di 15,5 volte superiore e dunque pari a 4,495 grammi di argento (cosiddetto sistema bimetallico). Da allora, si decise gradualmente di unificare tutte le tipologie di lire circolanti negli antichi Stati preunitari: dalla lira toscana, alla lira parmense, a quella pontificia e così anche per i fiorini che circolavano nel Veneto e per i ducati che circolavano nel Meridione. Ma l’operazione non fu affatto facile e richiese complesse operazioni ed un lungo periodo per ultimare le operazioni e stabilizzare il valore della nuova divisa monetaria. C’è chi in questa vicenda ha parlato di “colonizzazione monetaria” del Regno di Sardegna e tale critica si presterebbe a ben più ampi approfondimenti da svolgere in altre sedi; sta di fatto che il regno sabaudo seppe imporsi con scaltrezza, pragmatismo ed astuzia nel processo di unificazione della penisola, favorendone e guidandone le sorti con i suoi leader ed esponenti politici.

1866 Prima crisi della lira: il Governo emanò il decreto n.2873 col quale si assicurava alla Tesoreria di Stato un prestito di 250 milioni di lire, soprattutto a causa delle spese di guerra, da parte della Banca Nazionale. In cambio, viene dichiarato il corso forzoso dei suoi biglietti, cioè la non convertibilità della cartamoneta in metallo prezioso; viene inoltre dichiarato il corso legale dei titoli fiduciari delle altre banche di emissione e dei banchi meridionali nelle province di loro competenza. Infine, la Banca Nazionale degli Stati Sardi assume il nome di Banca Nazionale nel Regno d’Italia.

16 maggio 1866 Viene emessa la prima banconota del Regno d’Italia del valore da lire dieci con l’intestazione “Banca Nazionale nel Regno d’Italia”. Prodotta dalle officine carte valori di Torino, su carta filigranata per la produzione di francobolli, recante la stessa immagine del Re impressa sulle marche da bollo da una lira. A causa della estrema semplicità di esecuzione di questa protobanconota , essa venne falsificata sin da subito e nel suo breve periodo di circolazione, come riferiscono le fonti, ( cfr La Cartamoneta italiana di Crapanzano/Giulianini, volume primo),subì ben 13 diverse falsificazioni. A livello numismatico, tale emissione è considerata tuttora un R5, e dunque della più esimia rarità!

1870  Viene fondato il Museo della zecca di Stato.

1874 La legge 30 aprile 1874 n.1920 stabilisce la formazione di un consorzio tra i sei istituti di emissione del tempo (Banca Nazionale nel Regno d’Italia; Banca Nazionale Toscana; Banca Toscana di Credito; Banca Romana; Banco di Napoli; Banco di Sicilia). Solo ad essi è data facoltà di emettere biglietti consorziali a corso forzoso ed inconvertibile nei seguenti tagli: 50 centesimi, 1 lira, 2 lire, 5 lire, 10 lire, 20 lire, 100 lire, 250 lire, 1000 lire. Tali istituti riuniti in Consorzio avevano il compito di fornire al Tesoro dello Stato il denaro occorrente per un fabbisogno stimato in un “miliardo” di lire ( tale unità di misura, fu utilizzata in quella occasione per la prima volta). La somma effettiva erogata fu poi leggermente inferiore ( 940 milioni di lire). I sei istituti parteciparono alla complessa operazione in base ai rispettivi patrimoni. La fetta maggiore delle emissioni spettò alla Banca Nazionale nel Regno,che ebbe all’interno del Consorzio, un diritto di emissione pari a 450 milioni di lire ( oltre il 47,8% sul totale delle emissioni consorziali), oltre ad avere molti tagli delle sue banconote equiparate a quelle del Consorzio e dunque a corso forzoso. Le prime emissioni del Consorzio entrarono in circolazione nel 1875, il quale cessò di esistere il 30 giugno 1881 come disposto dalla Legge 7 aprile 1880 n. 133, mentre il debito rimanente, pari a 340 milioni di lire passò a carico dello Stato.

1881 Il Governo assume in forma diretta la gestione dei biglietti Consorziali. Vengono emessi Biglietti già consorziali che rappresentano pertanto, i primi biglietti di Stato del Regno d’Italia, pur non recandone la dicitura.

1882/1883 Con decreto primo marzo viene fissato al 12 aprile 1884 la cessazione del corso forzoso. Riprende la convertibilità dei biglietti di banca in oro e argento. Per far fronte al ritiro dei biglietti già consorziali e limitare la circolazione metallica vengono emessi Buoni di Cassa e Biglietti di Stato, della cui gestione si fa carico il Ministero del Tesoro: primi biglietti di stato da 5 lire e 10 lire.

1893 Sotto il Regno di Umberto I Viene emessa la prima lira cartacea del Regno chiamata “buono di cassa a corso legale da una lira” un biglietto,conosciuto in due tipologie ( con margine stretto e con margine largo) che in seguito sarà molto ricercato dai collezionisti nelle alte conservazioni!

1894 Dalla fusione della Banca Nazionale nel Regno d’Italia, della Banca Nazionale Toscana e della Banca Toscana di Credito nasce la Banca d’Italia. Primo Governatore è Bonaldo Stringher. Viene soppressa la Banca Romana.  Banco di Napoli e Banco di Sicilia mantengono la facoltà di emettere banconote.

1918/1919 La lira perde il 42% del suo valore rispetto all’inizio del primo conflitto mondiale. La perdita salirà all’82% nel 1920.

1926 Data importante: con le leggi 25 giugno e 7 settembre dopo un ampio e complesso dibattito, la Banca d’Italia è dichiarata unica banca di emissione. Dopo un periodo glorioso di emissione post unitario, cessano le emissioni del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia.

1928 Nasce il 6 dicembre con legge n.2744 l’Istituto Poligrafico di Stato.

1936 Riallineamento della lira con il dollaro alla parità che essa aveva nel 1927 ovvero di 19 lire per ogni dollaro. Le monete da una lira non sono più in argento. Fa la sua comparsa il nichel seguito dall’acromital, acronimo indicante l’acciaio monetario italiano, costituito da una lega formata da acciaio,cromo, nichel e vanadio usata anche più tardi per le monete da 50 e da 100 lire.

1943 Gli Alleati USA sommergono l’Italia con cartamoneta di occupazione chiamata  AM Lire (Allied Military Lira) inconvertibile ed intercambiabile con la moneta italiana, per un volume monetario pari a 170 miliardi di lire dell’epoca! Essa rimane in circolazione fino al 1950. A loro volta gli inglesi mettono in circolazione le BMA (British Military Autority). Il paese è diviso in due: i nazisti e la RSI a Nord e il Regno d’Italia con gli Alleati al Sud. Il tentativo di tenere sotto controllo l’inflazione raggiunge discreti risultati al Nord dove essa risulta contenuta, mentre infuria al Sud che subisce un duro colpo. Il denaro che circola è aumentato di circa dieci volte rispetto al 1936.

13 giugno 1946 Una data storica: a seguito del referendum istituzionale tenutosi il 2 giugno, nel pomeriggio del 13 giugno Umberto II, (divenuto Re a seguito dell’abdicazione di Vittorio Emanuele III), lascia l’Italia dopo aver letto il suo proclama al popolo Italiano. Sono passate da poco le ore sedici e dal Palazzo del Quirinale viene ammainato il Tricolore con lo stemma sabaudo: è l’alba della Repubblica Italiana

12 luglio 1946 Viene emesso a firma Einaudi/Urbini la prima banconota della Repubblica Italiana; si tratta del celebre Mille Lire Grande M disegnato da Rinaldo Barbetti. Esso reca come contrassegno il monogramma B.I. sul retro e la celebre testina d’Italia sul fronte.  

14 novembre 1950 Viene emesso l’ultimo biglietto da lire Mille Grande M, il più longevo nella storia della cartamoneta italiana: rimasto in uso per oltre 50 anni, veniva  chiamato per le sue eccezionali dimensioni il “lenzuolo”, emesso nel 1896 quando valeva una fortuna, “alla fine della seconda guerra mondiale, bastava a malapena a pagare un pranzo per due al ristorante” (cfr speciale cronaca numismatica luglio/settembre 2003)

25 marzo 1957 Firma a Roma del Trattato che istituisce la CEE ( Comunità economica Europea) ovvero la creazione di un mercato comune basato sul libero movimento di merci, persone servizi e capitali. I paesi inizialmente aderenti furono sei: Francia, Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Tale trattato è stato poi riformato ed arricchito da ulteriori trattati e con l’ingresso di nuovi paesi, fino a giungere al trattato di Maastricht sull’Unione Europea (firmato il 7 febbraio 1992) e al trattato di Lisbona sul funzionamento dell’Unione Europea ( firmato il 13 dicembre 2007 ed entrato in vigore il 1° dicembre 2009)

1959 Viene assegnato alla lira dal Finantial Times l’Oscar come moneta mondiale più stabile.

15 agosto 1971 E’ l’inizio di una nuova epoca monetaria. Il presidente americano Nixon annuncia la sospensione della convertibilità del dollaro in oro. Il meccanismo, messo in atto nel 1944 con gli Accordi di Bretton Woods,subisce una modificazione epocale. Si passa dal dollar exchange standard al dollar standard. I tassi di cambio delle principali valute mondiali subiscono un nuovo allineamento. Di fatto la rottura dell’accordo di Bretton Woods denuncia la perdita di credibilità del dollaro.

1972 Ad aprile, a Basilea, viene concluso un importante accordo tra i sei paesi della CEE (Comunità Economica Europea): Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Germania,Francia e Italia, i quali si impegnano a regolare l’oscillazione dei cambi delle rispettive monete rispetto ad una parità centrale. Sono ammessi scarti del 2,25% in più o in meno rispetto alla parità col dollaro. Si usa la locuzione “ serpente monetario strisciante nel tunnel del dollaro”. L’accordo del “ Serpente monetario”consente di riallineare i valori delle monete e rendere più ampie le fluttuazioni consentite attorno ai nuovi valori di parità. Il cambio della lira viene fissato a 581,5 lire per un dollaro.

Febbraio 1973 La lira esce dal serpente monetario. Con l’abbandono del sistema dei cambi fissi la nostra moneta è sottoposta alle fluttuazioni,condizionate dalle variabili economiche interne e dal mercato. Ad aggravare la situazione nel dicembre dello stesso anno, interviene la decisione dei paesi produttori di petrolio (OPEC) di aumentare il prezzo del greggio .La conseguenza immediata è l’aumento del TUS ( tasso ufficiale di sconto) al 9%.

13 marzo 1979 Un tentativo di porre un freno alla instabilità del mercato dei cambi è offerto dal Sistema Monetario Europeo (SME) adottato ufficialmente dai Paesi della CEE. Le banche centrali dei paesi aderenti si impegnano a mantenere le variazioni di cambio entro certi limiti e ad adottare provvedimenti correttivi quando si raggiunge una certa soglia di divergenza ( “soglia critica”) tra le monete del sistema. Il Sistema, ha inoltre introdotto una comune unità di conto comune l’ECU (European Currency Unit), originato da un paniere monetario ponderato,  dal cui valore le monete non possono discostarsi se non in base a dei margini prefissati. Sono previste due “fasce di oscillazione”: una stretta del 2,25% ed una larga del 6%. In questo periodo la lira può permettersi di entrare solo nella seconda.

1981 il costo del denaro giunge a livelli pazzeschi. I clienti arriveranno a pagare il denaro anche il 27%. Anche il deprezzamento della lira segue la stessa tendenza.

19 luglio 1985 E’ il venerdì nero della borsa italiana. Dopo un periodo di forti speculazioni sul corso della lira e di forti oscillazioni in salita rispetto al dollaro si arriva ad una soglia del cambio con la moneta statunitense pari a 2.200 lire!!

1986 Era una mattina della tarda primavera del 1986 quando sulla stampa e sui principali mass media inizia ad essere divulgata l’idea circa la adozione di una “lira pesante” da parte dell’allora ministro del Tesoro Giovanni Goria, in ciò sostenuto ed animato dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi. La notizia solleva dibattiti e polemiche. Scendono in campo pubblicisti ed accademici. Già si ipotizzò una sorta di imposta patrimoniale per il cambio delle vecchie banconote , onde contribuire al risanamento dell’economia italiana (come ironicamente illustrato da Roberto Faben in una interessante monografia dal titolo eloquente: “ indimenticabile lira”). La Banca d’Italia riunì finanche una task force di esperti per valutare l’impatto sulla popolazione del cambiamento del modulo monetario. Gli anni passarono ed alla fine, il disegno di legge ( era il 1991) fu bocciato dal Parlamento con la seguente motivazione: “è una riforma inutile, costosa e ormai fuori moda, con la moneta unica alle porte”. L’anno dopo, quella che doveva diventare la “lira forte” fu espulsa dal Sistema Monetario Europeo!

1990 L’anno si apre bene e nel mese di gennaio, l’Italia rinuncia alla fascia larga di oscillazione dello SME per entrare in quella stretta ( passando dal 6% al 2,25%). E’ il segno concreto di una politica monetaria più rigorosa e di una congiuntura economica favorevole alle grandi decisioni. Entra in vigore quest’anno la liberalizzazione dei capitali all’interno dell’area SME.

7 febbraio 1992 Viene firmato a Maastricht il Trattato sull’Unione Europea che fissa  modalità, termini e parametri per realizzare l’Unione e per l’adozione dell’Euro, la  moneta unica europea. Tale data darà inizio ad un periodo di forti speculazioni sui mercati finanziari e sui cambi, alimentati anche dal regime di liberalizzazione dei capitali adottato in precedenza. Gli speculatori indirizzano il loro denaro verso monete più forti a scapito delle più deboli che in questo periodo sono la Lira, la Peseta, la Sterlina e lo Escudo. Nel luglio di quest’anno la Bundesbank ( la banca centrale tedesca), reagisce con un innalzamento del tasso di sconto alla quota record del 8,75%. Il Governo italiano tenta una inutile resistenza ma alla fine è costretto a svalutare del 7%.

1993  A seguito delle sue forti oscillazioni e della svalutazione rispetto alle altre divise la lira viene sospesa cautelativamente  dallo SME ed entra in una fase di cambio fluttuante ( libero). Intanto, la decisione da parte della Bundesbank di tenere alto il tasso di sconto per rafforzare il marco tedesco, determina conseguenze nefaste per gli paesi aderenti allo SME, le cui Banche centrali onde difendere la parità dei cambi sono costrette a “bruciare” enormi quantità di riserve,con effetti negativi sulla bilancia dei pagamenti e sugli investimenti. E’ un periodo di grandi sacrifici per l’Italia che sottopone la sua economia ad una politica di forte rigore monetario e di austerità. Nel frattempo si rafforza il dollaro e si indebolisce di quel tanto il marco, creando un clima meno sfavorevole per il franco francese e per la lira italiana.

Agosto 1996 A fine agosto 1996 si riapre il negoziato per il rientro della Lira nello SME che dà risultati positivi.

1997 La Banca d’Italia emette l’ultima banconota della sua storia: il 500.000 lire Raffaello; è anche il taglio più alto mai emesso dall’istituto. Avrà a differenza del mille Barbetti, una vita breve, appena 4 anni. Esteticamente sbalorditiva, incisa dal celebre Trento Cionini, segna l’apoteosi di questo grande artista del bulino, dalla produzione monetaria italiana, dopo oltre un trentennio di onorato e glorioso servizio.

1 gennaio 1999 Adozione ufficiale della moneta unica europea da parte di undici paesi. La Grecia, si unirà di lì a poco. L’Euro, pur non circolando ancora materialmente, è di fatto utilizzato come moneta di conto in ogni transazione. Su molti oggetti di consumo vi è l’obbligo di indicare il doppio prezzo ( in lira ed in euro) ed i conti correnti bancari e postali sono denominati in euro.

1 gennaio 2002 Primo giorno della entrata in circolazione dell’euro in tutte le nazioni aderenti all’Unione Europea che hanno adottato la moneta unica ( Austria, Belgio, Francia, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia,Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna), cui in seguito si uniranno altri Paesi in modo graduale.

28 febbraio 2002 Ultimo giorno di circolazione della lira italiana. Banconote e monete potranno essere cambiate in banca fino al 29 febbraio 2012: termine ultimo di prescrizione che sarà anticipato “con decorrenza immediata” al 6 dicembre 2011 da un decreto del governo Monti del 6 dicembre 2011 (poi dichiarato incostituzionale dalla Consulta con sentenza n.216 del 2015). Il primo marzo la lira è sostituita dall’euro: siamo entrati in una nuova era monetaria.

 

dott. Giovanni Ardimento

 

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